16# Perché nasce l’arte?

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Nella scorsa puntata abbiamo visto la meravigliosa arte paleolitica: le veneri, le incisioni, le pitture rupestri. In particolare abbiamo trattato dei dipinti di Lascaux, Chauvet e Altamira che sono il primo tangibile esempio di arte umana.. ma perché sono stati realizzati?
Partiamo dal principio: prima di chiederci perché sono state realizzate queste pitture rupestri, chiediamoci perché i sapiens, perché noi abbiamo iniziato a produrre arte: cosa è scattato nella mente dei nostri antenati, cosa è cambiato rispetto agli ominidi che sono venuti prima?
..Siamo noi i soli animali a produrre arte?
Questa domanda che può sembrare banale o ovvia nasconde in realtà un grosso problema concettuale, ossia:
Cos’è l’arte?!
Potrà sembrarvi una domanda sciocca ma, davvero: cos’è l’arte, cosa si può definire opera artistica?
L’arte è qualcosa di bello?
Ma la bellezza, indiscutibilmente, è spesso negli occhi di chi guarda.. C’è chi ama Picasso e chi trova i suoi quadri brutti.
L’arte è qualcosa di inutile?
Ma vi sono molti oggetti belli, addirittura artistici sotto tutti i punti di vista che sono anche molto utili! Pensate ad esempio alle ville d’epoca o alle modernissime produzioni architettoniche, dai ponti alle case.. o hai tanti oggetti di design che hanno una funzione pratica!
L’arte è qualcosa di prodotto per puro desiderio di realizzarlo, quindi senza fine di lucro?
Ma molte delle opere artistiche più note e ammirate, sia recenti che antiche, sono state prodotte dietro lauti compensi..
L’arte è qualcosa che attira l’attenzione, l’ammirazione di chi guarda?
Ma i quadri di Van Gogh erano considerati poco più di croste dai suoi contemporanei..
L’arte è qualcosa che riproduce alla lettera la realtà?
Allora solo un computer può realizzare arte..
L’arte è qualcosa di puramente simbolico?
Quindi tutte le espressioni artistiche con una qualche funzione (e qui torniamo all’architettura) o con una valenza decorativa non sono arte e quindi non sarebbe arte la creazioni dei tanti bellissimi gioielli prodotti nel corso della storia umana per scopi puramente estetici?!
E potrei andare avanti.
Di fatto la definizione di arte è piuttosto labile e include un ampio spettro di oggetti e tendenze.
Stando molto sul vago potremmo, prosaicamente, definire arte qualcosa di bello (o comunque considerato bello da un gruppo o, al limite, da un individuo) che attira o vorrebbe attirare l’attenzione, che ha un significato più o meno simbolico o una funzione pratica o una funzione decorativa o descrittiva.
Anche qualcosa che si realizza per il puro piacere di farlo, anche se non ha uno scopo, una mera espressione di sé. Questa è la definizione di arte di alcune enciclopedie che secondo me però, presa da sola, non è corretta.
Vi sono sculture antiche che sono indiscutibilmente arte ma sono state realizzate su commissione e in cambio di denaro, non certo perché il loro autore si sia svegliato un bel giorno e abbia detto: “Sai che c’è?! Oggi mi metto a scolpire per esprimere il mio io!”.
Ora quindi torniamo alla domanda da cui siamo partiti:
Gli animali non umani producono arte?
Fermo restando la definizione che abbiamo dato di arte, non si può negare che altri animali producano forme di arte.
Vi sono moltissimi uccelli che realizzano strutture prive di alcuna funzione pratica al solo scopo di attirare l’attenzione delle femmine: tra tutti vi cito l’esempio dei maschi degli Uccelli Giardinieri australiani.
I maschi degli Uccelli Giardinieri australiani costruiscono nidi più o meno complessi intorno a cui espongono anche centinaia fiori, conchiglie, piume o altri oggetti colorati (anche bottoni o pezzi di plastica!) allo scopo di attrarre l’attenzione delle femmine.
Il complesso sistema di esibizione della ricca raccolta di oggetti è realizzato dall’Uccello Giardiniere con meticolosità e cura: se, magari tra i centinaia, uno degli oggetti esposti viene spostato durante la sua assenza appena tornato l’Uccello Giardiniere lo rimette subito al suo posto originario.
Comunque, come per il discorso dell’aggressività e della sua origine, gli esempi di arte maggiormente simile alla nostra si trovano tra i primati non umani.
Sono stati fatti molti studi sulle abilità pittoriche degli scimpanzé, gorilla e bonobo: tutti questi primati posso dipingere e disegnare se gli si insegna come funzionano pennelli e matite. I loro disegni sono perlopiù astratti.. insomma esattamente come per i bambini umani, diciamo di 2-3 anni circa! La sola differenza è che i bambini umani poi progrediscono nelle loro abilità artistiche mentre i primati non umani no.
A mio parere il fatto più interessante è che è praticamente impossibile distinguere un dipinto eseguito da un bambino piccolo da quello realizzato da uno scimpanzé: sono stati fatti diversi esperimenti in doppio cieco in proposito!
A questo proposito è famosa la ricerca di Desmond Morris, etologo di professione e pittore per diletto, l’autore del noto libro “La scimmia nuda”, che studiò i dipinti realizzati da scimpanzé curandone anche mostre ed esposizioni.
Tra i più famosi vi sono quelli realizzati negli anni ’50 dallo scimpanzé Congo, che era particolarmente portato per la pittura: i suoi quadri divennero famosi all’epoca.. e lo sono tutt’oggi dato che vi è stata una mostra a Londra nel 2019. Qui trovate il link a YouTube dove potete vedere Congo all’opera.
Quindi l’arte, come nel caso della nascita dell’omicidio di cui abbiamo trattato nelle puntate n11 e 12, per quanto più presente in noi che negli altri animali non umani, non è certo un dono che ci è caduto dal cielo, non è un qualcosa che è spuntato, dall’oggi al domani, in noi.
D’altronde il concetto di bello, attrattivo e, potremo dire, estetico è presente in tutti gli animali non umani: è alla base della selezione sessuale in ogni specie!
Possiamo quindi dire che noi esseri umani abbiamo fatto l’ultimo passo: un bel giorno abbiamo preso del sangue di animale, delle bacche dal succo colorato e della polvere di minerale e abbiamo iniziato a tracciare linee su una roccia. Le linee sono diventate rozze riproduzioni di ciò che vedevamo, poi rappresentazioni simboliche del mondo. E poi abbiamo continuato.
In estrema sintesi quello che differenzia lo scimpanzé Congo da Picasso (che pare lo ammirasse!) è la differente abilità cognitiva, quindi la differente capacità di elaborare dati, nulla di più!
Ma tornando a noi..
Perché dipingevamo le grotte nel Paleolitico?
Abbiamo visto che l’arte del Paleolitico ha come soggetti principalmente animali, soprattutto di grandi dimensioni e soprattutto prede, e figure umane femminili (o parti di esse). Quindi, in sostanza, i noi delle origini pensavano a due cose: al cibo e al sesso! Non è poi cambiato molto il mondo, non trovate?!
Scherzi a parte, in tanti si sono chiesti perché le pitture rupestri siano state realizzate, così come il resto della produzione artistica paleolitica, dalle incisioni su pietra alle famose Veneri Paleolitiche.
Se le Veneri, come abbiamo visto, sono spesso state identificate come dee della fertilità o, comunque, di una sorta di celebrazione della femminilità, le pitture rupestri hanno lasciato perplessi gli studiosi per lungo tempo.
Quello che è certo è che le grotte dove sono presenti pitture rupestri paleolitiche erano luoghi poco frequentati nel Paleolitico: qui non viveva nessuno, o meglio, non vivevano esseri umani! Si veniva qui per dipingere, scolpire o incidere la roccia. E basta.
L’opinione più diffusa, anche se ancora fortemente discussa, sul perché le pitture rupestri rappresentanti animali venissero realizzate è abbastanza semplice: sarebbero parte di una sorta di rito magico-propiziatorio, volto a facilitare la caccia.
In sintesi: dipingo un grosso bovino trafitto dalle lance e la mia battuta di caccia finirà così!
Questa ipotesi si scontra però con un fatto: gli animali più rappresentati non sono quelli più cacciati nelle zone limitrofe alle grotte stesse. Ad esempio a Lascaux l’animale più rappresentato è il cavallo (oltre 360 immagini) ma l’animale più cacciato in loco è la renna (ce lo dicono i resti fossili).
Certamente questo potrebbe essere così spiegato: il cavallo era difficile da catturare, o comunque raro nella zona, quindi si svolgeva un rito propiziatorio per assicurarsi il successo nella caccia, mentre nel caso della renna, più facile da cacciare, il rito non era necessario.
Abbiamo poi visto le impronte di mani e di parti di corpi umani femminili.
Le impronte in negativo e positivo di mani potrebbero essere legate a riti di passaggio: ad esempio il passaggio all’età adulta, dato magari dalla partecipazione alla prima battuta di caccia, potrebbe essere stato ratificato dal tracciare l’impronta della propria mano insieme a quella di coloro che ci erano passati nelle stagioni precedenti. O forse no.
Le parti di corpo di femmine umane, di donne, potrebbero avere una valenza propiziatoria alla conquista o sessuale o semplicemente decorativa.. le facciamo anche noi oggi questo genere di disegni: date un’occhiata alle porte dei bagni degli autogrill!!
Per quanto riguarda le immagini rappresentanti figure metà umane e metà animali.. non ci sono teorie in proposito!
In ultimo vorrei sottolineare un aspetto secondario ma, a mio parere, curioso.
Chi sono gli artisti paleolitici?
Generalmente si immaginano gli autori di queste prime forme d’arte, siano esse pitture o sculture, come uomini, intendo come maschi. Le motivazioni di questo sono molte..
Si tende a pensare che dovessero essere i cacciatori stessi a realizzare i dipinti.. supponendo tra l’altro una divisione dei compiti basata sui sessi che, ad oggi, non solo non è dimostrata ma appare dubbia soprattutto considerando che abbiamo traccia fossile di donne cacciatrici.
Si ritiene poi che le famose Veneri Paleolitiche avessero una valenza in qualche modo sessuale e quindi solo un maschio avrebbe pensato di scolpirle (ossia: trasfiguro nell’arte ciò che desidero).. a parte che questa attribuzione di significato è totalmente arbitraria – non sappiamo né sapremo mai cosa passasse nella testa di coloro che scolpirono queste statuette! -, ma poi non è affatto detto, ieri come oggi, che un corpo femminile provochi eccitazione solo ed esclusivamente in un uomo e non in una donna! Detto in altro modo: l’omosessualità è sempre esistita!
In realtà l’identificazione artista-uomo si basa, più semplicemente, sulla nostra esperienza di società occidentale: per noi l’arte è stata per secoli appannaggio maschile e preclusa alle donne quindi, facendo un salto nel ragionamento, supponiamo che questo valesse anche nel Paleolitico.
In realtà non sapremo mai chi ha realizzato questi dipinti, queste statuine.. certamente è ragionevole pensare che ci fossero individui o gruppi preposti alla produzione di arte e che queste conoscenze (o i loro autori) passassero di gruppo in gruppo dato che opere del tutto simili sono state rinvenute a chilometri di distanza.
Vi è però un fatto, un dato archeologico interessante.
La più antica statuetta in ceramica giunta fino a noi risale al Paleolitico: si tratta della Venere nera di Dolní Věstonice, scoperta nel 1925 in Repubblica Ceca, e risalente ad un periodo compreso tra i 25mila e i 29mila anni fa.
Perché è così rara una statuetta in ceramica nel Paleolitico? La ceramica è tipica del Neolitico: veniva utilizzata soprattutto per realizzare vasi. I vasi in argilla cotta sono leggeri ma fragili, quindi inadatti in un mondo di cacciatori-raccoglitori paleolitici che si spostano di continuo, infatti non sono giunti fino a noi vasi paleolitici in argilla cotta ma solo statuette.
Comunque.. questa Venere di ceramica presenta sulla schiena un’impronta digitale lasciata da qualcuno che ha preso in mano la statuetta prima che fosse cotta: si tratta di un umano adolescente che, pare, sarebbe di sesso femminile!
Forse la misteriosa autrice della statuetta? Forse solo un caso?
..Come sempre, probabilmente, la risposta non l’avremo mai!
Ma l’arte non è solo figurativa.. quindi nella prossima puntata parleremo di un altro tipo di arte: la musica nel Paleolitico!
FONTI:
- Il senso artistico degli animali, Etienne Souriau.
- Biologia dell’arte: studio sul comportamento artistico delle scimmie nei suoi rapporti con l’arte umana, Desmond Morris.
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Concludendo il discorso ci tengo a citare un ritrovamento davvero superbo che ho dimenticato di citare nella scorsa puntata: la coppia di bisonti scolpiti nell’argilla della Grotta dei Tre Fratelli, sita in Francia. Si tratta di una scultura davvero notevole, di grandi dimensioni, e forse il più bel esempio di scultura paleolitica giunta fino a noi: nella trascrizione della puntata precedente a questa trovate una descrizione del ritrovamento e il link alle foto.