4# L’Homo erectus, un cacciatore

La storia del continente europeo dalla preistoria a oggi

4# L’Homo erectus, un cacciatore

Homo erectus fossile

(Se invece di leggere preferisci ascoltare vai in fondo alla pagina!)

Prima di tutto sfatiamo un mito.

Parlando di Paleolitico, quanti film, cartoni animati, serie tv abbiamo visto con uomini primitivi che vivono nelle caverne, cacciano o sono amici di dinosauri e vanno in giro con pesanti clave?
Ecco no, proprio no: questo essere come ce lo ha raccontato una certa filmografia, spesso americana ma non solo, non è mai esistito.

Innanzitutto, come già detto ma non mi stancherò mai di ripeterlo, ominidi e dinosauri non si sono mai incontrati.

Poi gli strumenti e le armi di questi ominidi sono fatti di pietra e legno, ma è assai improbabile che un ominide si porti dietro, magari per chilometri, una pesante clava in legno: a che pro? Per tirarla addosso ad un mammut poco prima di essere schiacciato dal medesimo mammut inferocito?!

Per quanto riguarda le caverne..
Certamente le caverne costituiscono un valido riparo per gli ominidi del Paleolitico ma, ricordo, non solo per loro: nelle caverne hanno la loro tana anche orsi, tigri coi denti a sciabola, iene.. non proprio una compagnia apprezzabile, insomma.

Di conseguenza non possiamo essere certi che gli ominidi scegliessero sempre e comunque le caverne come, diciamo, residenza abituale.

Dove altro potevano trovare rifugio direte voi?
Beh, ad esempio tra rocce, occasionalmente sugli alberi, ma soprattutto in capanne e tende costruite a questo scopo.
Ma a questo arriveremo.

La maggior parte dei resti di ominidi sono stati trovati in grotte e caverne: il fatto è che sono giunti fino a noi proprio per la loro particolare ubicazione, mentre i corpi degli ominidi morti all’aperto sono stati distrutti in breve tempo e non si sono fossilizzati.

Inoltre, non dimentichiamo, che la presenza di un corpo di un ominide in una caverna può essere anche dovuta ad un altro motivo: l’ominide potrebbe essere stato ucciso e lì trascinato da un predatore. Quindi non è l’ominide che vive nella caverna in questo caso: ci vive, ad esempio, la tigre e l’ominide è semplicemente il suo pasto.
Diciamo che il principio è quello: (caverna=casa), ma il soggetto è sbagliato (padrone di casa= tigre, ominide= pasto).

Naturalmente alcune caverne sono anche usate dagli ominidi come “casa” nel Paleolitico, ma non in modo esclusivo, anche perché questi ominidi non sono stanziali ma sono nomadi, cacciatori-raccoglitori, che si spostano seguendo le prede e i terreni più fertili.

Ah, tra l’altro, piccola parentesi, se volete vedere un film biologicamente e storicamente corretto sulla preistoria, in particolare sul Paleolitico, io consiglio il film d’animazione americano, o meglio la serie di film, L’Era Glaciale.

 

Perché Homo erectus?

Comunque, tornando a noi, chi sono gli ominidi che popolano il Paleolitico inferiore, quindi prima di 300mila anni fa?
Sono ominidi appartenenti alla specie dell’Homo erectus, specie oggi estinta.

Gli erectus, abbiamo visto vengono da lontano, dall’Africa e con migrazioni successive, occupano l’Asia prima e poi l’Europa. 

Prima di tutto perché questo nome, perché erectus?

Il nome è assegnato molto tempo fa, nell’800, quando ancora si cercava l’anello mancate tra scimmia e uomo e le conoscenze in questo ambito sono ancora, passatemi il gioco di parole, primitive.

Comunque ci tengo a ricordare che l’Homo erectus non è assolutamente il primo ominide che cammina eretto come noi: il bipedismo è molto più antico! Come abbiamo visto il primo primate bipede è l’Orrorin tugenensis, vissuto 6 milioni di anni fa, mentre le famose impronte di Laetoli risalgono a circa 3,7 milioni.. ne abbiamo parlato qui.

 

Come è fisicamente l’Homo erectus?

Sulla base ritrovamenti fossili di varie parti del mondo sappiamo che sono simili a noi ma non identici.

L’erectus è alto, in media 180 cm da adulto (anche se sono stati trovati individui più piccoli, anche solo di 150 cm), ha un peso intorno ai 60 kg circa (intorno ai 40 kg per gli individui più bassi) e presenta un dimorfismo sessuale un po’ più marcato del nostro.. ossia le femmine sono più piccole dei maschi.

A livello strutturale il suo scheletro è simile al nostro ma presenta anche fondamentali differenze:

  • ha 12 costole come noi, ma ben 6 sono fluttuanti (noi ne abbiamo solo due fluttuanti).. questo significa che l’erectus è più flessibile di quanto siamo noi;
  • la colonna vertebrale presenta poi differenze importanti: in particolare i fasci nervosi sono la metà dei nostri;

Esteticamente ha un aspetto, potremmo dire, un po’ scimmiesco: presenta un’arcata sopracciliare molto pronunciata, simile alla così detta visiera dei gorilla, un mento sfuggente, la fronte quasi assente, un naso largo, un viso molto sporgente.

Ha muscoli molto sviluppati. Soprattutto alla base del cranio da dove partono potenti muscolature che collegano collo e schiena, fissate a sporgenze ossee che noi non abbiamo: di fatto l’erectus non ha quasi collo.

Ha denti per masticare carne, infatti è un cacciatore.

Secondo alcuni recenti studi ha pochi peli, anche se non è nudo come noi.

La sua pelle è probabilmente scura (ma questo punto è dibattuto).

Quanto ci somiglia in definitiva l’uomo erectus? Tanto, ma non è ancora come noi.

 

Il cervello dell’uomo erectus

L’Homo erectus non ha un cervello grande come il nostro: è tra gli 800 e i 900 cm2, nelle forme più evolute raggiunge i 1000-1100 cm2.
Per dare una misura di paragone il nostro cervello è tra il 1260 e i 1130 cm2).

Attenzione, torneremo più volte sulla questione delle dimensioni cerebrali, quindi voglio sin da ora chiarire un concetto chiave: 

una grande dimensione del cervello non è necessariamente sinonimo di intelligenza.
A livello biologico concorrono molti aspetti ma, su tutte, è molto importante il rapporto tra la dimensione del corpo dell’animale e la dimensione del cervello.

In noi esseri umani moderni il cervello rappresenta il 2% del nostro peso: considerando la proporzione è enorme!

In passato si tendeva a considerare il numero assoluto e a fare l’equazione cervello più grande e pesante = più intelligenza.
Seguendo questo ragionamento, nel corso della storia passata, e, a dire il vero, a volte anche ora, si è cercato di dimostrare l’inferiorità intellettiva di alcuni gruppi umani, di alcune razze (o, come si chiamano oggi, etnie), oppure delle donne.

Ad esempio la dimensione media del cervello delle donne è infatti inferiore (in media) a quella degli uomini, ma questo è logico: gli uomini hanno spesso una massa totale maggiore e muscoli più sviluppati.. va quindi considerata la proporzione.
Nel caso della differenza sessuale a livello celebrale, quindi uomo-donna, va detto che il cervello presenta anche altre variazioni: ad esempio il cervello delle donne è solitamente più denso nella zona di connessioni tra i due emisferi.

Un altro esempio dell’importanza del rapporto dimensioni cervello/corpo è l’ape.

Tornando al nostro uomo erectus.. alla fin fine quello che si sono chiesti e continuano a chiedersi gli studiosi è: l’erectus parla? Quando iniziano a parlare gli ominidi?

 

Il linguaggio: parlare e capire

Per parlare come noi servono essenzialmente due cose: un apparato fonatorio come il nostro e un’area del cervello preposta a elaborare. Tra i due è più importante l’area celebrale preposta al linguaggio.

Non voglio dilungarmi troppo su questo punto: qui si lascia la semplice narrazione storica e si entra nel ramo della biologia che è il mio campo e, lo so, finirei per infervorarmi troppo.
Vi basti sapere che vi sono tracce fossili di calchi di crani di erectus in cui si può ipotizzare la presenza dell’area di Broca, l’area celebrale preposta alla produzione (diciamo) fisica della parola negli umani moderni. Di conseguenza dovrebbe essere stata presente anche l’area di Wernicke, sita al di sotto, e preposta alla comprensione ed elaborazione del linguaggio, sia esso fonetico che di altro genere.

In realtà, con buona pace di molti autorevoli testi storici e di biologia evoluzionistica, aree analoghe esistono anche negli altri primati non umani e in molti mammiferi.

Nel’800 c’è stata una furiosa e isterica resistenza da parte della comunità scientifica (più che da parte dell’uomo della strada, a dire il vero!) ad accettare l’origine dell’uomo e la sua parentela con il resto degli esseri che popolano la Terra: oggi l’ultima frontiera di questa caparbia presa di posizione per l’intrinseca superiorità della specie umana è il linguaggio. Insomma ci piace essere speciali!

Anni fa è stato dimostrato che le scimmie possono imparare il linguaggio dei segni e comunicare con noi così: non possono pronunciare le parole solo perché non hanno la struttura anatomica per farlo! Ma, nonostante questo, molti autorevoli testi rifiutano vergognosamente tutt’oggi di considerare questa evidenza scientifica (!).

Ricordo durante i miei studi universitari quel professore che, da me contestato su questo punto e messo di fronte alle prove inconfutabili prodotte da ricercatori e scienziati ben più autorevoli di lui e me, tagliò corto il discorso rispondendo con stizza: “..in ogni caso, anche se è dimostrato che diversi animali comprendono il linguaggio umano, nessuno di loro ti risponderà mai come io rispondo ora a te!”.
Ricordo che è calato il gelo nell’aula: l’esimio professore stava quindi dicendo che tutti coloro che non possono vocalizzare un linguaggio, tra l’altro un linguaggio noto all’interlocutore, non possono essere considerati parlanti né pensanti. Quindi chi è sordomuto non è da considerarsi un essere pensante e parlante? E chi parla una lingua diversa?
Tra l’altro la lezione è stata registrata e lo scambio è stato ascoltato da decine di studenti anche negli anni successivi.. alcuni di loro mi hanno contattato per approfondire la faccenda: parte delle riflessioni derivanti sono state integrate in questo articolo.
A onore del professore però devo dire che non me l’ha fatta pagare l’esame: è stato davvero molto professionale.

Comunque professore, se mi sta leggendo, la prego di riconsiderare la sua posizione e leggere gli studi relativi alla comunicazioni delle scimmie con il linguaggio dei segni e/o gli studi decennali che hanno dimostrato la capacità di comprendere il linguaggio umano di cani, pappagalli, leoni marini, delfini e altri animali non umani.

A proposito di cani, animali vicini a noi e di cui si può avere facilmente esperienza, rimando agli studi di Juliane Kaminski del Max Planck Institute che hanno dimostrato come Rico (un cane border collie) fosse in grado di capire oltre 200 parole: lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, non sul “Giornalino-del-vicino-che-studia-sui-social“.. ma questo è solo un esempio tra tanti.

Le ricordo che questi studi non sono “argomenti del passato” ma il nocciolo della questione, uno dei nuclei fondamentali dell’etologia e delle neuroscienze che, vedrà, avranno in futuro un notevole impatto sul mondo e sulla scienza (che piaccia o meno!).
E questa non è un’opinione personale ma è un fatto.

Tornando a noi..

 

Gli erectus parlano?

In un certo senso sì, almeno così ipotizzano la maggior parte degli studiosi oggi.

Vi sono fossili che portano prove anatomiche di modifiche a livello del cranio: queste, probabilmente, possono permettere agli erectus di iniziare a modulare i suoni. In soldoni: la struttura anatomica per parlare c’è anche se ancora arcaica (non mi dilungherò oltre in noiosi dettagli anatomici).

Certo non fanno grandi discorsi, probabilmente alternano suoni a gesti, certamente la gestualità è parte del linguaggio di questi ominidi (e, anche su questo, ci sarebbe tantissimo da dire!).

D’altronde, come detto, gli erectus sono cacciatori: la caccia in gruppo prevede abilità nel comunicare, avere una struttura sociale e essere intelligenti. Questo vale per tutti gli animali: pensate ad esempio ai lupi o ai leoni e alla loro struttura sociale e intelligenza.

 

Un cacciatore preistorico

Gli erectus hanno armi fatte di pietre e selci affilate, schegge e i famosi chopper.

Cosa sono i chopper?
Un chopper è “un ciottolo, generalmente di selce.. viene scheggiato su una sola faccia da un altro ciottolo che funge da percussore, con un colpo perpendicolare alla superficie: si crea così un utensile dal bordo tagliente, che rappresenta uno dei primi prodotti dell’industria umana.” (cit. Wikipedia).

Oltre alla pietra questi ominidi utilizzavano anche armi e strumenti in legno che, purtroppo ma per ovvi motivi, non sono quasi mai giunti fino a noi.

Costituiscono infatti una rara eccezione il ritrovamento a Schoningen, vicino ad Hannover in Germania, di una dozzina di giavellotti in legno di epoca paleolitica e attribuiti all’Homo erectus.
Tra l’altro i giavellotti sono lunghi 2 metri e hanno un bilanciamento a 2/3 della loro lunghezza: esattamente come quelli moderni! Vicino ai giavellotti sono stati rinvenuti resti di diversi cavalli uccisi e mangiati.

Ma come cacciano gli erectus?

Con ogni probabilità catturano le prede più grandi utilizzando stratagemmi, come spaventarle per portarle a cadere giù da un dirupo, oppure fruttano impantanamenti o le azzoppano facendole inciampare in buche fatte allo scopo: tutte tecniche usate dalle popolazioni primitive giunte fino a noi.

Con ogni probabilità attaccano spesso individui giovani, come cuccioli di mammut, o molto vecchi o deboli e/o feriti: questo è provato anche da resti fossili delle ossa delle loro prede.

Forse questi ominidi approfittano anche delle prede altrui, rubando selvaggina appena uccisa ad altri più temibili predatori, o si nutrono della carogna ancora abbastanza fresca di qualche animale morto di morte naturale.

Gli erectus sono anche raccoglitori: bacche, radici, germogli.. la dieta paleolitica non è affatto composta solo da carne.

 

Un mondo gelido

In che mondo si muove gli erectus?
Com’è il Paleolitico inferiore?

Il Paleolitico inferiore è un mondo freddo, l’Europa del Paleolitico inferiore lo è ancora di più.
In questo periodo due glaciazioni attanagliano il mondo: la glaciazione di Günz e la glaciazione di Mindel. Parte dell’Europa è invasa dai ghiacci: tutto il nord Europa e parte dell’Europa centrale sono un deserto di gelo e neve.

Questo gelido mondo è popolato da animali grandi, una megafauna oggi estinta: mammut, rinoceronti lanosi, enormi cervidi.. e la temibile tigre dai denti a sciabola. Oltre a diretti antenati degli animali attualmente viventi come lupi, cavalli, orsi, bisonti..

 

La scoperta del fuoco

Vivendo in un mondo di ghiaccio e neve non stupisce che sia proprio l’erectus a domesticare il fuoco: considerate che resti di falò preistorici sono giunti fino a noi.
L’erectus utilizza il fuoco per scaldarsi, cucinare e forse anche per altri scopi (forse anche per cacciare).

Ma cosa significa “domesticare il fuoco”? In realtà è molto di più di saperlo usare.

Domesticare il fuoco significa non solo usarlo ma anche saperlo controllare e, soprattutto, riuscire a produrlo.

Infatti se i primi fuochi sono stati, diciamo, raccolti magari quasi per caso, attingendo con un legnetto una fiammella da un incendio provocato da un fulmine o dall’autocombustione del sottobosco, o raccogliendo braci da un fuoco ormai quasi spento, questione diversa è imparare come produrre il fuoco e realizzarlo a proprio piacere.

Comunque forse questi ominidi non sono in grado di produrre il fuoco, ma si limitano a conservare carboni ardenti o fuoco vivo raccolto in natura, spostandolo in bracieri nel corso delle loro migrazioni.
Questo sistema è diffuso anche nelle popolazioni primitive giunte fino a noi ed è documentato storicamente da abitudini culturali proprie di stadi successivi dell’evoluzione umana: si pensi alle varie sacerdotesse o sacerdoti del fuoco, persone che dedicavano la vita a tenere accesa una fiamma sacra in un tempio.

L’utilizzo del fuoco è importante non solo per affrontare il freddo ma anche per cuocere il cibo, in particolare la carne: la carne cotta è più facilmente masticabile (e digeribile), questo permette di avere denti più piccoli e soprattutto un apparato masticatorio meno sviluppato, quindi muscoli e tendini.. inoltre la carne cotta si conserva meglio e la cottura elimina pericolosi agenti patogeni.

 

La fine dell’Homo erectus

L’Homo erectus domina il Paleolitico inferiore e si estingue definitivamente circa 100mila anni fa, quindi verso la fine del paleolitico medio.
Gli ultimi fossili di erectus giunti fino a noi vengono dall’Asia.

Man mano che gli erectus diminuiscono compaiono altri ominidiil Paleolitico medio vede la nascita del Neandertal e del sapiens.

Ma prima di parlare di questi nuovi ominidi fermiamoci ancora un attimo nel Paleolitico inferiore e parliamo del mistero di Isernia!

 

 

Ascolta “Ep4 – L’Homo erectus, un cacciatore” su Spreaker.

Se vuoi lasciare un commento puoi farlo su Spreaker cliccando qui sopra:
basta cliccare sull’icona del fumetto!
Se invece vuoi lasciare un “mi piace” clicca sull’icona del cuoricino.