35# La disuguaglianza umana

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Libertà, uguaglianza e fraternità.
Come abbiamo visto questo slogan si adatta perfettamente agli uomini paleolitici.
Un mondo di cacciatori uguali che lottano per sopravvivere.
Un insieme in cui ciascuno costituisce un ingranaggio utile, ma perfettamente sostituibile.
Un mondo dove l’aiuto reciproco è necessario e basilare per la sopravvivenza del gruppo.
Un “noi”, forse anonimo, certamente egalitario.
Quando eravamo tutti uguali
I cacciatori-raccoglitori paleolitici vivono in gruppi ristretti di 20-30 individui, intessendo certo relazioni interpersonali tra loro ma non necessariamente rimanendo stabilmente nello stesso gruppo tutta la vita.
Una caccia finita male, un’inverno molto duro: poco basta a dimezzare il gruppo: da 20 diventati 10, i cacciatori sono costretti a fondersi con un altro gruppo se vogliono sopravvivere oppure a disperdersi e ad unirsi singolarmente ad altri gruppi.. cosa probabilmente non rara.
Quanto agli incontri.. i gruppi di uomini paleolitici si incontrano raramente tra loro.
Nella vasta prateria paleolitica le rivalità tra gruppi sono rarissime: tanto spazio e poche persone.. meglio mantenere le distanze e vivere tutta la vita come si fosse soli, raggiungendo un altro gruppo solo quando il proprio, per sventura, cessa di esistere.
Tanto, alla fine, nel Paleolitico siamo tutti uguali.
Questo non deve stupire, infatti le società di piccole dimensioni sono di solito egalitarie e questo perché non vi è competizione sulle risorse.
Se ci pensate nel Paleolitico abbiamo proprio questo: una società di piccole dimensioni e un’abbondanza di risorse.
I cacciatori-raccoglitori del Paleolitico hanno vaste e vuote praterie in cui procurarsi cibo.
La sussistenza ed economia paleolitica sono fondate su un ritorno immediato: non si accumula nulla – anche per problemi logistici di trasporto – tutto viene usato subito. Ma questo fa anche si che non si crei ricchezza.
I nomadi, allora come oggi, infatti possiedono poco, lo stretto necessario e basta, dato che devono trasportare tutto ciò che possiedono.
Per coloro che sono sedentari la storia cambia: loro sì che possono accumulare beni.
Noi e loro
Con la sedentarietà infatti tutto cambia: la società che si viene a creare in un villaggio neolitico è completamente diversa.
In un villaggio Neolitico le persone, spesso un centinaio – la popolazione aumenta a livello mondiale ricordiamolo -, vivono in modo permanente in un luogo, vi è una partecipazione reciproca allo sviluppo e alla difesa dell’insediamento.
Già.. vivere insieme..
La vicinanza fisica, il vivere stabilmente insieme, portano la tendenza a fare tutti le cose nella stessa maniera: medesima lingua, vestiti, usanze..
Con il tempo si sviluppa la convinzione che fare e vedere le cose in un dato modo, quello che si è imparato da piccoli, sia non solo il modo giusto di fare ma l’unico modo possibile.
E che quindi tutti, nel mondo, nell’universo, possano agire esclusivamente in quel modo!
Questo particolare fenomeno cognitivo agisce ancora oggi: è quello che spinge certe persone a non vedere che molte azioni o pensieri siano frutto della cultura in cui si cresce e non abbiamo assolutamente niente di universale.
Un esempio classico è l’idea che esistano colori maschili e femminili. Ossia che il rosa, ad esempio, sia intrinsecamente preferito dalle femmine, dalle bambine.. quando, in realtà, si tratta di un’attribuzione culturale. Infatti in molte culture, ad esempio in molte culture asiatiche, i colori femminili sono quelli freddi, come il blu, mentre quelli maschili sono quelli caldi come il rosso o il rosa!
In ogni caso..
Stesse abitudini, stessa lingua, stesso cibo, stesse usanze: tutto ciò porta da un lato un omogeneità all’interno del villaggio ma tende anche a differenziare le persone parti di quel villaggio da “gli altri”.
Gli altri chi?
Gli altri, tutti coloro che vivono al di fuori del villaggio, quindi negli altri villaggi.
Nasce così il concetto di noi e loro e si pongono le basi delle diversità etniche.
Inoltre, ricordiamo, quando si stabilisce un unico modo di fare qualcosa – di vestirsi, di mangiare, di vedere il mondo – si stabilisce intrinsicamente che chi agisce in altro modo sia diverso.
“Noi” agiamo così, gli “altri” no.
E presto il “noi” diventa noi, “noi persone” e gli “altri” diventano qualcos’altro, “non-persone“.
Non a caso molte popolazioni antiche definivano se stessi come la gente, le persone, gli esseri umani.. gli unici esseri umani!
Noi non più (del tutto) tutti uguali
Ma se si sviluppa una diversità intrinseca tra gli abitanti di un villaggio neolitico e gli altri al di fuori di esso, è anche vero che gli abitanti stessi del villaggio iniziano ad avere pesi diversi.
Certamente è vero che le società del Neolitico danno poca importanza ai capi e non hanno il concetto di “persone importanti”: qui i VIP non esistono.
Ad esempio non ci sono abbigliamenti diversi all’interno dello stesso gruppo: l’abbigliamento spesso varia per età o genere. Allo stesso modo non sono giunte fino a noi tombe neolitiche più sontuose di altre.
Di fatto non c’è una traccia netta e evidente di una piramide sociale.
Pensate alle strutture megalitiche di cui abbiamo ampiamente discusso: sono state prodotte da uno sforzo collettivo a significare che queste società sono fondate sul gruppo.
Quindi non esistono capi nei villaggi neolitici?
Non proprio.
Nel Neolitico non esiste ancora una struttura gerarchica stabile ma vi sono già le basi di quelle che saranno le società classiste, ossia basate sulla suddivisione in classi, in cui le posizioni predominanti sono ereditarie.
Possiamo dire che è in divenire un cambiamento che non è ancora arrivato al suo compimento.
Così la società sedentaria di allevatori-agricoltori neolitica sviluppa capi e seguaci, che presto diventeranno re e sudditi.
E quindi, direte voi a questo punto, ricchi e poveri?!.. Perché alla fine, dal punto di vista occidentale e moderno, è questa la base della diseguaglianza: ricchezza e povertà.. o no?
Il valore dell’oro e di chi lo possiede
Molti considerano alla base della disuguaglianza la differenza di ricchezza, la presenza di ricchi e poveri.
Oggi è ovviamente così, è un dato di fatto, come lo è stato per gran parte della nostra storia.
L’origine della disuguaglianza però non è data dal possesso di beni, come terra o le materie prime.
L’origine della disuguaglianza è data dall’attribuzione di un valore intrinseco a questo possesso: vi è di fatto una trasposizione di valore dall’oggetto alla persona.
Ora, l’attribuzione di valore ai beni si sviluppa con la sedentarizzazione, con il diventare sedentari, quindi con il Neolitico.
Ad un certo punto nel Neolitico si è poi iniziato a pensare che avere di più, possedere di più di una data cosa, avesse valore di per sè.
Facciamo un esempio.
Nel Paleolitico non si attribuiva importanza a materiali durevoli o preziosi come l’oro: questa attribuzione di valore nasce nel Neolitico.
Attribuito un valore all’oro, il passaggio successivo è stato trasporre questo valore alla persona che lo possiede: chi ha tanto oro è più importante, vale di più.
E questa trasposizione influenza poi le relazioni tra individui, facendo nascere aspetti della vita umana prima sconosciuti: potere, rango, obbligo, riconoscenza.
Come chiunque abbia studiato antropologia potrà dirvi, lo studio del dono nelle società primitive evidenzia proprio questo delicato passaggio.
Il dono di un oggetto assume un significato intrinseco di per sé, creano alleanze ma anche obblighi, dando per la prima volta un ruolo sociale a un qualcosa di meramente materiale.
E anche qui ricalcando un comportamento non tanto diverso di molti animali non umani: pensate agli uccelli che portano in dono un po’ di cibo, una quantità spesso poco più che simbolica, alla femmina nel corteggiamento!
La società neolitica
Quindi, ricapitolando..
I sedentari iniziano ad accumulare beni, inizialmente per motivi strettamente logistici. Con il tempo questo fa venir meno il meccanismo dello stretto indispensabile che si possa trasportare, su cui si basava la vita dei nomadi e che favoriva l’uguaglianza nel Paleolitico.
Inoltre nel villaggio Neolitico le risorse sono limitate e la popolazione in crescita e concentrata.
Poi appaiono i materiali considerati di pregio.
Gli individui accumulano e alcuni tra loro accumulano ricchezze e ottengono prestigio.
Nasce il concetto di capo che acquisisce un prestigio che aumenta con l’esibizione di ricchezza e, a volte, con il controllo del commercio (e quindi con il controllo della ricchezza degli altri).
Un villaggio, un popolo, un capo.
Un “io” all’interno di un “noi umanità”, contrapposto agli “altri” al di fuori del villaggio stesso.
Un “io” in una società che, pian piano, prende una forma, in cui ciascuno ha un suo posto e, inevitabilmente, un suo valore: lentamente il proprio posto del mondo non è più come parte di una linea e ma si pone lungo una scala.
Ed ecco fatto.
Il mondo fatto di piccoli gruppi di cacciatori tutti uguali (e intercambiabili!), che sedevano intorno al fuoco dividendo equamente quello che tutti insieme avevano raccolto, è finito per sempre.
Tombe neolitiche e eneolitiche
Comunque il Neolitico mantiene ancora una sorta di uguaglianza: se chi sta fuori dal villaggio è diverso, è un “loro”, c’è un “noi” all’interno del villaggio, anche se sempre più diviso in singoli individui.
Tutto questo si riscontra nelle tombe.
Le differenze nelle tombe si trovano già durante il Neolitico, certo, ma non si tratta di manifestazione di grandi ricchezze, non emerge una chiara evidenza della presenza di privilegi.
Sarà con la fine del Neolitico, nell’età del Rame o Eneolitico, che inizieranno ad apparire delle sepolture con ricchi corredi funerari: queste sono persone ai cui è attribuito un alto valore per ciò che possiedono o per la famiglia da cui discendono (o, meglio, entrambe le cose).. si tratta insomma di persone di alto rango, di VIP.
E se ci sono persone di alto rango ce ne saranno quindi anche di basso: ed ecco stabilita la base della diseguaglianza nella società umana.
La prima testimonianza in questo senso è il cimitero di Varna, in Bulgaria, di cui parleremo in futuro.
Una società sedentaria, dedita all’agricoltura e all’allevamento.
Un popolo che dice “noi” e “loro”.
La nascita dell’individualità e dell’ineguaglianza.
.. così simile alla nostra, non trovate?!
Ma, in tutto questo, com’era la famiglia neolitica?
Sarebbe stata bene in una pubblicità del celebre mulino di oggi?
Si forma adesso la tanto pubblicizzata e politicizzata “famiglia tradizionale”?
L’umano del neolitico, alla fin fine, sarebbe andato al Family Day?
Ne parleremo nella prossima puntata dove affronteremo un argomento spinoso: la famiglia preistorica!
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FONTI
- Antropologia culturale, C.P. Kottak e L. Bonato, ed Mac Graw Hill, 2020.
- Preistoria: l’alba della mente umana, Colin Renfrew, Ed. Piccola Biblioteca Einaudi.