L’intelligente uomo di Neanderthal # ep8

La storia del continente europeo dalla preistoria a oggi

L’intelligente uomo di Neanderthal # ep8

Uomo di Neanderthal

 

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Abbiamo visto nella puntata scorsa dedicata alla scoperta (anzi alle scoperte!) dell’uomo di Neanderthal quanto mistero circondi questo uomo primitivo..

Ma com’è l’uomo di Neanderthal?
Com’è fatto? In che ambiente vive? Come vive?.. Vediamo insieme tutti i dettagli!

 

L’aspetto dell’uomo di Neanderthal

Esteticamente l’uomo (e la donna!) di Neandertal non sono proprio belli.. almeno secondo il nostro gusto estetico!

L’uomo di Neanderthal è dotato di una muscolatura notevole: il suo aspetto complessivo è tozzo, con gambe e braccia più corte e un dorso robusto; in genere è alto circa 160 cm.
Il suo viso è particolare: ha la faccia piatta, la fronte sfuggente, un mento piccolo, un naso ampio ma non schiacciato, il collo pieno e possente (i muscoli che lo attraversano sono infatti molto grandi!); sopra gli occhi ha la così detta “visiera”, ossia delle ossa sopraccigliari che quasi incorniciano gli occhi.

Molto discusso è il colore presunto della pelle dell’uomo di Neanderthal.
Moderni studi hanno dimostrato che la pelle del Neandertal è chiara e i capelli probabilmente rossi (e non biondi come si era ipotizzato all’inizio). Capelli rossi e lentiggini sarebbero quindi un regalo alla nostra specie dei Neandertal.. e questo spiegherebbe perché sono tratti rari, dato che il DNA del Neandertal si è diluito in quello del Sapiens.

Daltronde non è poi così strano: l’uomo di Neandertal vive in un ambiente freddo e buio, non ha bisogno di melanina per filtrare i raggi del sole, anzi deve assorbire il più possibile dei pochi raggi che ci sono per garantirsi la produzione necessaria di vitamina D (vitamina fondamentale per la crescita delle ossa).

Ma veniamo al punto più dibattuto.

 

L’uomo di Neanderthal era intelligente?

Com’è il cervello dell’uomo di Neandertal?

Il cervello dei Neandertal è grande: da 1200 ai 1700 cm3, in media il 10% in più dell’umano medio attuale.

Una caratteristica particolare del cervello Neadertaliano è la presenza di uno chignon, un bozzo sito nel cranio, nella parte posteriore sul basso (dove noi abbiamo il cervelletto).

L’uomo di Neanderthal ha anche altri tratti, diciamo, particolari a livello encefalico: ad esempio una particolare conformazione dell’orecchio interno.

Al netto delle diversità, non si può assolutamente supporre che il Neandertal fosse rozzo e stupido: come abbiamo visto nella puntata precedente l’idea di un essere inferiore fisicamente ed intellettualmente è nata per una serie di errori e pregiudizi di studiosi della fine ‘800 e inizio ‘900.

Questa “teoria dell’inferiorità” è dura a morire anche per un altro fatto: l’uomo di Neanderthal si è estinto quindi, secondo l’opinione comune, non può essere intelligente, perché il migliore sopravvive sempre!! Errore.
La teoria dell’evoluzione non è un processo di miglioramento assoluto, non è una marcia verso il successo: la teoria dell’evoluzione non sostiene che sopravviva l’individuo migliore o più forte o più intelligente in assoluto, o che una specie si evolva verso il meglio possibile.L’ho spiegato dettagliatamente nella puntata 1 e lo ripeto: non viviamo nel migliore dei mondi possibili l’esistenza migliore possibile.

Chi sopravvive quindi? L’essere più adatto a vivere e prosperare nell’ambiente in cui si trova. E basta.

A proposito di ambiente..

 

In che ambiente vive l’uomo di Neanderthal?

A livello meramente geografico l’uomo di Neanderthal vive principalmente in Europa centrale e meridionale, in Medio Oriente (attuale Siria, Irak, Israele), Asia centrale (in Uzbekistan) e settentrionale (Siberia).. questo naturalmente sulla base dei ritrovamenti scoperti fino ad oggi.

Il Neanderthal vive in un mondo freddo e coperto di ghiaccio: infatti nasce e muore nel Paleolitico medio.

Compare sulla Terra circa 200mila anni fa, proprio con l’inizio della glaciazione di Riss (200mila-130mila anni fa), la glaciazione più dura e gelida, e scompare circa 35mila anni fa durante la glaciazione di Wurm (110mila-12mila anni fa). Diciamo che si gode un relativamente breve periodo interglaciale di clima umido e caldo, ma per il resto il suo mondo è freddo o, al massimo, temperato.

Nel periodo glaciale, come abbiamo visto, parte del centro e tutto il nord Europa è imprigionato nel ghiacci. Le terre del sud che ne sono libere ma comunque fa piuttosto freddo e sono molto diverse da come appaiono oggi: non vi sono foreste e boschi, ma solo una distesa di tundre e steppe.

In questi immensi prati si sposta una megafauna composta da mammut, rinoceronti lanosi, ippopotami, megaceri (cervo gigante), orsi.. ma anche animali più piccoli come stambecchi, leoni, linci, lupi, caprioli, castori, bisonti..

 

Come vive l’uomo di Neanderthal?

L’uomo di Neanderthal è un cacciatore: non sono rari i ritrovamenti di scheletri di Neanderthal mescolati a ossa di animali chiaramente macellati e mangiati.

Il suo tipo di dentatura indica che la carne è la sua maggiore fonte di cibo, così come il suo notevole prognatismo dentale (ossia il suo morso è sporgente); inoltre i denti degli esemplari fossili giunti fino a non presentano carie: la carie infatti deriva dal consumo di zuccheri, presenti in frutta, verdura, tuberi e carboidrati ma assenti nella carne.
Questa dieta carnivora è chiaramente un adattamento ambientale che non è poi così raro: storicamente diverse popolazioni umane si sono adattate a diete simili, si pensi agli eschimesi.
In ogni caso il Neandertal non è certo un carnivoro completo come, ad esempio, un felino: i vegetali fanno parte della dieta anche se solo marginalmente.

L’uomo di Neanderthal conosce il fuoco: la presenza di fuochi è ampiamente dimostrata.
Il fuoco è usato certamente per scaldarsi e per cucinare, forse per cacciare.

I Neanderthal sono semi stanziali: vivono in una zona specifica, dove costruiscono ripari fatti di pelli e ossa, e poi hanno insediamenti stagionali; non sono rari ripari costruiti con lunghe ossa di mammut in sostituzioni di pali in legno, dato che il legno è un elemento raro nelle steppe.
Alcuni ripari sono costruiti all’interno delle grotte, del tutto simili al caso di Lazaret di cui abbiamo parlato nella puntata n 6.
Resti di questi insediamenti si trovano principalmente in Provenza, Italia e in Medio Oriente.

La produzione litica è molto sviluppata: punte di selce, asce, denticole (primitive seghe in pietra), bifacciali, lame di pietra.. E, soprattutto, tantissimi raschiatoi per la concia delle pelli: le pellicce degli animali sono necessarie per proteggersi dal freddo, infatti il Neandertal indossa indumenti fatti di pellicce animali.
Tutti questi oggetti litici appaiono ben rifiniti: appare evidente una precisa scelta di un tipo specifico di pietre per la realizzazione di determinati oggetti, ci sono prove anche di una specie di catena di montaggio, una sorta di produzione in serie degli oggetti.

Come visto le pietre non sono comunque l’unico materiale usato: come materia prima vengono usati anche l’osso e le conchiglie.
Come collante si usa la pece di betulla.

I materiali utilizzati per la produzione di utensili e strumenti neanderthaliani hanno poi una particolarità: sono a chilometro 0!
Il Neandertal infatti utilizza quello che ha nel suo territorio e niente altro.. questo vuol dire che gli scambi con gli altri gruppi sono inesistenti o quasi: in questo l’uomo di Neandertal è molto diverso dall’uomo sapiens.

La carenza di scambi e contatti con altri gruppi è evidente anche a livello genetico: analisi genetiche effettuate su corpi di Neanderthal siberiani hanno mostrato una consanguineità altissima, sintomo di uno scambio, diciamo, culturale, assente tra gruppi.

 

La cultura dell’uomo di Neanderthal

È documentato l’utilizzo di ocra per colorare il corpo: può essere che questo abbia una valenza culturale o rituale, ma certo l’ocra può anche servire a tenere lontani gli insetti che, nella umida fase interglaciale, certo dovevano essere un problema.

D’altronde molti dei Neandertal fossili giunti fino a noi presentano fratture e profonde ferite rimarginate e guarite: è stato ipotizzato l’utilizzo di rudimentali pratiche mediche, come la steccatura degli arti fratturati o l’utilizzo di piante medicamentose.

Sono poi giunti fino a noi oggetti decorativi come conchiglie, corna, pietre, ossa di uccelli e altri materiali intagliati in modo da formare pendenti e monili, spesso colorati con pigmenti.

A questo proposito uno dei ritrovamenti più sensazionali è il flauto di Divje Babe, trovato in Slovenia, nel parco archeologico omonimo che si trova vicino al confine italiano, a circa 60 km da Cividale del Friuli.
Si tratta di pezzo di diafisi del femore sinistro di un orso delle caverne molto giovane (2 anni d’età al massimo). L’osso è spezzato a entrambe le estremità e presenta dei fori: sul lato posteriore due fori completi e due fori incompleti in ogni estremità spezzata. È lungo 11,36 cm e la distanza fra i centri dei due fori è di 3,5 cm: secondo le ricerche i fori così fatti permetterebbero di produrre 4 note musicali do, re, mi, fa.

Questo reperto è fortemente dibattuto: secondo alcuni studiosi non apparterrebbe ai Neanderthal, secondo altri non sarebbe un flauto ma un accendino, un oggetto per accendere il fuoco utilizzando dei legnetti; secondo altri questo sarebbe un pezzo di flauto: intero esso avrebbe permesso di suonare tutte le note che noi oggi conosciamo.

 

Quanto è come noi l’uomo di Neanderthal?

Uno dei punti più dibattuti è il linguaggio, la nascita del linguaggio umano quindi, esattamente come per l’erectus.

Studi anatomici paiono dimostrare che l’uomo di Neanderthal possa parlare anche se, probabilmente, non è in grado di produrre tutti i suoni che produciamo noi.

Come abbiamo già visto parlando di linguaggio dell’homo erectus però non è davvero questo il punto: si può non poter produrre molti suoni, o anche non produrne affatto, ma è possibile sviluppare lo stesso un linguaggio anche molto articolato (con buona pace dei linguisti): si pensi al linguaggio dei segni.

Inoltre, ma questa è una mia ipotesi, la particolare conformazione dell’orecchio interno del Neanderthal può anche suggerire che forse i suoni utilizzati fossero diversi dai nostri: ossia lui non avrebbe potuto pronunciare nessuna delle nostre lingue ma, magari, noi non saremmo in grado di pronunciare la sua! Infatti non poter emettere i nostri stessi suoni non esclude lo sviluppare un linguaggio basato su ALTRI suoni!

..Ma qui lasciamo il campo prettamente storico-scientifico ed entriamo in quello più squisitamente filosofico. E restando in questo ambito parliamo di morte.

L’uomo di Neandertal cosa ne pensava della morte?